Kika – un corpo in prestito
l’undicesimo lungometraggio di Pedro Almodóvar è una pellicola che, cercando un’impossibile fusione tra melò, thriller psicologico e dramma in salsa kitsch, invece di proporre una rivisitazione postmoderna dei propri modelli, finisce per degenerare in una farsa a tratti irritante e sconclusionata. Lo scrittore assassino, il figlio pieno di problemi con il trauma della morte per suicidio della madre e le pulsioni sessuali incontrollate sono elementi privi di appeal messi al servizio di una premeditata volontà di stupire a tutti i costi. Lo sguardo cinico verso la TV spazzatura è uno spunto interessante che si perde in un mare di banalità.
Ramon, fotografo pubblicitario di biancheria intima, si trova di fronte alla morte della madre e di lì a poco subisce un attacco cardiaco che lo fa sembrare morto. Nicolas, amico della madre, fa intervenire la truccatrice Kika per prepararlo alle esequie. Ne nascerà un rapporto a tre (Nicolas/Kika/Ramon). Mentre Andrea (una giornalista televisiva così immersa nel proprio lavoro da essersi fatta innestare sulla testa una telecamera) è sempre alla ricerca di scoop per il suo programma “Il peggio del giorno”, Kika viene violentata da Paul, fratello della sua compagna di appartamento.
Tacchi a spillo
E’ un film emblematico, nell’ambito della discussione sulla ricerca dell’amore, sul travestitismo, sul doppio. Ironico come suo solito, ma piuttosto melodrammatico, Almodovar racconta la storia di Rebecca che è sempre vissuta all’ombra della madre, famosa cantante. Da piccola si era macchiata di un crimine contro un compagno di mamma. Ora c’è di mezzo un altro omicidio a cui indaga un giudice che, per motivi di lavoro, ha anche indossato gli abiti femminili in un locale notturno ed ha amato intensamente Rebecca in camerino. La madre si sacrificherà per farsi perdonare dalla figlia l’indifferenza con cui l’ha allevata. Efficace Victoria Abril e anche Miguel Bosé nel ruolo duplice del giudice. Il tentativo del regista sembra di nuovo quello di costruire una grande storia di sentimenti, in cui amore e dolore, crimini e inchieste giudiziarie, sensi di colpa e redenzione si intrecciano.
Lo specchio del desiderio
Nei quartieri malfamati del porto di Marsiglia, Gerard è in perenne e disperata ricerca dell’uomo che ha violentato e ucciso sua sorella. Loretta, bellissima e ricca, si aggira con la sua Ferrari, innamorata del rozzo Gerard. Questi è attirato dall’idea di accasarsi con lei, ma Bella, la sua donna, pazza di gelosia, assolda un killer da quattro soldi per ucciderlo. L’omicidio fallisce ma Gerard sa perdonare e resta con Belle. Dopo il primo, raffinato, Diva, Beneix profonde in questo suo secondo film tutta la sua idea di cinema. Vanitoso: la macchina gira a vuoto, appesantita dalle ambizioni. Particina per Rosa Fumetto, diva del Crazy Horse.
Nessuna notizia da Dio
Una madre prega perché il figlio, uno sbandato, abbia salva l’anima. Le sue preghiere vengono raccolte e in Paradiso, dove da tempo non arrivano anime degne della beatitudine eterna, decidono di fare di tutto pur di esaudire la richiesta e avere una nuova anima. Un’agente (Victoria Abril) viene allora inviata sulla terra per redimere il giovane, ma dovrà scontrarsi con un’agente dell’inferno (Penelope Cruz), che vuole raggiungere il suo stesso obiettivo. Una commedia un po’ visionaria sull’eterna lotta tra bene e male.
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