La nostra Campania

Se quest’estate vai a Napoli e a Capri, approfittane per visitare la Campania!
 
Questa grande regione fertile e montagnosa che costeggia il Mar Tirreno cela infatti un mondo di meraviglie: la costa amalfitana (classificata  Patrimonio Mondiale dall’Unesco), la cittadina di Ravello arroccata su una scogliera, la Certosa di Padula persa nell’immenso Parco Naturale del Cilento.
Ma anche vini e prodotti del territorio genuini al 100% e una cucina di mare deliziosa!
 

La Campania, con le sue diverse province (Avellino, Benevento, Caserta, Napoli e Salerno), offre paesaggi molto contrastati (dalle pianure costiere che circondano il Vesuvio alle montagne selvatiche che s’innalzano nell’entroterra) e non si limita ai siti archeologici di Pompei ed Ercolanum, né alle isole di Capri e Ischia! Colonizzata in origine dai Greci e dagli Etruschi nell’VIII sec. a.C., la Campania ha sviluppato lungo i secoli un’arte del vivere particolarmente raffinata di cui Pompei fu, certo, il simbolo radioso ed effimero, ma che, dopo l’Antichità, si è perpetuata fino a noi, in particolare attraverso la cucina e la coltura della vigna.
 
 
La rinascita dei vini del re di Napoli
 
 
Appena usciti dall’aeroporto, prendiamo la strada di Caserta, 29 km a nord est di Napoli. Oltre alla città medievale dominata dalle vestigia di un castello del IX sec., Caserta è nota soprattutto per l’immenso Palazzo Reale (soprannominato «la Versailles italiana») costruito nel 1751 dall’architetto Luigi Vanvitelli per il re di Napoli Carlo III di Borbone.
 
Classificato Patrimonio Mondiale dall’UNESCO, comprende il palazzo, un teatro, lo splendido parco, un acquedotto faraonico che attraversa 5 montagne e 3 valli su 40 km, ma anche alcuni padiglioni di caccia e un complesso industriale per la produzione della seta.
 
«Nel Settecento, il Palazzo reale di Caserta, mi spiega Mauro Scarlato, era un embrione di piccola repubblica in cui il popolo e i nobili coabitavano in perfetta armonia.».
 
Comunque, non è ad una visita di questo sito storico che mi conduce la mia guida (ci vorrebbero diverse ore!), ma alla scoperta di una coppia di vignaioli straordinari che vivono sulle colline vicine, a Castel Campagnano.
 
In generale, gli Europei conoscono male i nostri vini, i migliori dei quali sono del resto poco esportati. Eppure, da 5 a 30 €, si possono trovare in Campania alcuni vini di una qualità eccezionale.
Persa nel cuore di una campagna verdeggiante, l’Azienda vitivinicola Terre del Principe produce vini meravigliosamente aromatici. A dirigerla, una coppia di «nuovi vignaioli»: la giornalista Manuela Piancastelli, autore di diversi libri di riferimento sui vini italiani, e l’avvocato Giuseppe Mancini. Alla fine degli anni ’80, tutti e due decisero di ridar vita ai due vecchi vitigni locali che erano quasi scomparsi dalla regione: il pallagrello bianco e nero e il casavecchia. Nel XVIII sec., questi erano invece i pricipali vitigni delle vigne del re di Napoli, che apprezzava particolarmente il loro sapore speziato.
 
A forza di lavoro e di ostinazione, Manuela e Giuseppe sono riusciti ad estrarre dai loro 11 ha di vigne dei nettari rari e caratteristici che si sono imposti in tutta Italia. Il bianco, maturato in barrique seduce per il suo naso dalle note di arancia amara e di miele e la bocca molto fresca e leggermente mentolata. L’assemblaggio di pallagrello nero e di casavecchia possiede un equilibrio impressionante: questi due vitigni si fondono per offrire al tempo stesso la struttura di un vino da invecchiamento e l’esuberanza di un concentrato di frutti rossi (a partire da 7 € la bottiglia).

Una simpatica pizzeria familiare
 
Dispiaciuto, Mauro Scarlato si scusa ma vuole assolutamente rientrare a Salerno per le 17 per assistere alla partita Napoli-Treviso che deciderà se la squadra partenopea salirà in serie A. Ne approfitto allora per visitare la sua cantina (ovviamente sontuosa) e la sua famosa biblioteca situata in un palazzo del centro medievale, vicino al duomo.
 
Arrivata la sera, dopo che il Napoli ha travolto il Treviso 3 a 0, Mauro, soddisfatto, mi porta a cena in quello che è il più antico ristorante della città, la pizzeria Vicolo delle Neve.  Qui, niente menù, i piatti sono ogni giorno gli stessi e sono preparati nello stesso forno a legna: merluzzo, pasta e fagioli, salsiccia con broccoli… Una cucina semplice e familiare molto apprezzata da una clientela di habitué.
 
«La pizza, primo fast-food al mondo, è stata inventata a Napoli nel XVIII secolo ed è lì che si trovano le migliori pizze del mondo, mi spiega Mauro. Ma anche le pizze preparate qui sono deliziose, in particolare il calzone farcito mozzarella e ricotta, una specialità di Salerno.» Prezzo: circa 20 € il pasto.

Dove dormire?

Situato a Cetara, 9 km a ovest di Salerno, l’Hotel Cetus si affaccia sul mare. La sua posizione privilegiata ti consentirà di scoprire facilmente le bellezze della costa amalfitana.
 
 
L’albergo è  moderno e le sue 40 camere spaziose sono tutte dotate di balcone con vista sul mare, di fronte al golfo di Salerno. A partire da 70 € la notte.
 
Strada Statale 163
84010 Cetara – Salerno
Tel: +39 089 261388
 
Secondo giorno: la Costiera amalfitana
Dopo due o tre deliziosi caffè ristretti , ritrovo Mauro Scarlato che mi annuncia una giornata molto impegnata!
 
È fuori discussione, secondo lui, percorrere i 79 km di strada panoramica che collegano Salerno a Sorrento: ci vorrebbe l’intera giornata per ammirare tutte le bellezze paesaggistiche, che sono valse alla costiera amalfitana l’appartenza al Patrimonio Mondiale nel 1997.
 
La selezione che mi propone mi permetterà invece di avere un’idea della più bella costa d’Italia, tanto a livello visivo che gustativo.
 
Il limoncello, una specialità imperdibile
 
Grazie alla vicinanza del mare e alla qualità delle terre e del clima, la Campania offre tutto l’anno lo spettacolo grandioso di giardini e terrazze straripanti di limoni i cui frutti sono grossi a volte come meloni!.
 
 
Se il 90 % dei limoni italiani proviene dalla Sicilia, la varietà locale nostrana è considerata la migliore. È con questi limoni non trattati dagli aromi potenti che alcune piccole aziende familiari, come la Società Shaker impiantata nel paesino di Vietri sul Mare (4 km da Salerno) fabbricano il tipico limoncello: un liquore a base di scorza macerata per tre giorni nell’alcol.
 
Il limoncello si degusta ghiacciato in piccoli bicchieri come un digestivo, come la grappa, o il distillato di anice o di finocchio.
 
Uno dei più grandi vini bianchi d’Italia
 
32 km a ovest di Salerno, Mauro mi porta nel villaggio di Furore, arroccato sugli scogli. Per raggiungerlo, la strada attraversa diversi villaggi di pescatori (come San Cosma, Castiglione, Pastenalone) e, soprattutto, la bellissima città di Amalfi dove ritorneremo per pranzare.
 
A Furore vive una vignaiola d’eccezione, Marisa Cuomo, «il cui vino bianco, mi spiega Mauro Scarlato, è stato eletto per due anni consecutivi il migliore vino d’Italia: una prodezza per un vino del sud, poiché i vini bianchi più rinomati provengono normalmente dal Piemonte o dal Veneto!» I più vecchi vigneti di Marisa, che hanno un secolo, hanno la particolarità di avere le radici sotto la strada del villaggio, in modo che i loro tronchi escono orizzontalmente attraverso un muretto di pietra edificato sotto la carreggiata. Tutte le vigne sono coltivate a terrazze, da 450 a 600 metri sopra il mare, il che permette all’uva di beneficiare del vento e della frescura.
 
Originati dall’assemblaggio di due vitigni tradizionali, il falanghina e il biancolella, i vini di Marisa Cuomo possiedono una freschezza, una sensualità e una complessità aromatica veramente eccezionale per dei vini bianchi del Mediterraneo! Purtroppo non sono esportati, bisogna venire qui in Campania per degustarli!

Un pranzo di sogno a Amalfi
 
Da Furore, ritorniamo ad Amalfi. Questa cittadina, con il suo caratteristico insieme di alte case bianche aggrappate alle rocciose scarpate, si affaccia su un mare azzurrissimo.
 
Questo sito ammirevole è molto ricercato dai villeggianti e dai crocieristi che d’estate vengono a gettare l’ancora nelle vicinanze.
 
Per scoprire la città, bisogna passeggiare nel centro storico e commerciale a partire da piazza Duomo e prendere le stradine e i passaggi a volta i quali, sboccando su piazzette ornate di fontane, ricordano che la pianta della città è ispirata al modello arabo. Il Duomo di S. Andrea stesso, fondato nel IX sec., presenta un’influenza orientale evidente.
 
Amalfi ospita uno dei primi ristoranti dell’Italia meridionale ad aver ricevuto una stella Michelin: La Caravella. Fondato nel 1959, ospitato nell’antica casa del Duca di Amalfi, questo ristorante è rinomato internazionalmente per la sua sontuosa cucina di mare. Lo chef, Antonio Dipino, si fa un punto d’onore d’impiegare solo i prodotti genuini della Campania: pesci e crostacei, naturalmente, ma anche i formaggi, l’olio d’oliva, la frutta e la verdura (che un contadino di 86 anni viene a consegnare ogni giorno!).
 
La cucina di Antonio Dipino è un inno emozionante al Mediterraneo. La purezza e l’apparente semplicità del suo stile contrastano completamente con le cucine sofisticate della scena gastronomica mondiale di oggi!
 
La cucina di Dipino è radicata in questa terra. Dove, all’infuori di qui, si può mangiare un pesce spada al finocchio avvolto in una foglia di limone? Dove, ugualmente, si può gustare questa specialità dei pescatori della costa amalfitana: pan bagnato con pesci crudi e gamberetti? E dove si possono assaggiare le acciughe ripiene di formaggio affumicato, ravvivate da una salsa «garum» la cui ricetta risale all’Antichità, preparata con acciughe fermentate.
 
Da non perdere, questo piatto che abbina tradizione e modernità: ricotta e pera servite con una salsa al vino rosso accompagnata da gamberetti crudi talmente delicati e dolci che si degustano come un dessert!
 
Menu degustazione a partire da 58 €.
 
Dopo una tale emozione gustativa, saliamo fino a Ravello, 6 km al di sopra di Amalfi, per toccare con dito la bellezza sublime. Il paesaggio di questa cittadina medievale di 2.544 abitanti sospesa tra cielo e mare è assolutamente straordinario.
 
All’inizio, la strada proveniente da Amalfi sale a tornanti lungo la stretta valle del Drago piantata a vigne e olivi. All’arrivo, Ravello dà un assaggio di quel che può essere il paradiso, come testimonia la gotica Villa Rufolo (XIII sec.) citata da Bocaccio nel Decamerone. Gli aristocratici di tutt’Italia e diversi papi vi soggiornarono, così come Wagner il quale, nel 1880, vi trovò l’ispirazione per terminare Parsifal.
 
Dai giardini fioriti e dalle terrazze barocche della villa il panorama spazia lungo tutta la costa e il golfo di Salerno. Ogni estate, la Villa Rufolo accoglie anche un festival di musica classica molto rinomato, durante il quale i musicisti suonano all’aperto, la sera.
 
La Villa Cimbrone, eretta nell’Ottocento, è l’altro gioiello di Ravello, con i suoi giardini e le terrazze costellati di busti di marmo. Con un po’ di fortuna, riuscirai a trovare una camera in uno dei due alberghi della città: il Best Western Hotel Marmorata o l’Hotel Graal.
 
Terzo giorno: direzione le terre!
 
«È impossibile esplorare la Campania in soli 3 giorni, mi spiega Mauro Scarlato, ma oggi tengo assolutamente a farle scoprire altri tre indirizzi che valgono il viaggio.»
 
Formaggi di grande bellezza
 
Il primo indirizzo si trova a Eboli, 34 km a sud est di Salerno. Il nome di questa città è diventato celebre grazie al bel film di Francesco Rosi tratto dal libro di Carlo Levi, Il Cristo si è fermato ad Eboli, che denunciava le condizioni di vita dei contadini nella prima metà del XX secolo
 
 Ma contrariamente all’idea che se ne potrebbe avere, questa zona del Sud Italia non è desertica ma fertile e verdeggiante. Nei sobborghi della cittadina lavorano Angelo Madaio e suo padre Antonio. Casa Madaio, la loro piccola azienda, è diventata un’istituzione per gli appassionati di formaggio di tutt’Italia! All’inizio, Antonio fabbricava soltanto un’ottima mozzarella di bufala, una delle specialità locali.**
 
Poi, insieme al figlio, si è messo ad affinare nelle proprie cantine i migliori formaggi del Sud, come il caciocavallo, un formaggio ottenuto dal latte di un certo tipo di mucche (dette «rosse») che si trovano solo nel sud della Campania. Questo formaggio, di colore scuro, che assomiglia ad una grossa pera, viene affinato da 12 a 48 mesi a 1700 metri di altitudine.
 
Un’altra meraviglia: il canestrato, un formaggio ovino della famiglia del pecorino che è stato pressato in un canestro di cui ha conservato l’impronta, prima di essere affinato per 12 mesi in altitudine. Un’altro formaggio fantastico: il parmigiano al latte di pecora di Sardegna affinato nella montagne di Campania.
 
 
La Certosa di Padula
 
80 km a sud-est di Eboli, la Certosa di Padula è il più vasto complesso architettonico dell’Italia meridionale.
 
Per accedervi, attraversiamo l’immenso Parco Nazionale del Cilento, una zona montagnosa quasi desertica (eccetto qualche villaggio appollaiato in altitudine, come quello di Castel Civita dove i Madaio possiedono le loro cantine di affinatura) designata nel 1997 dall’UNESCO nel novero delle Riserve della Biosfera. In origine, questo parco era il terreno di caccia favorito del re di Napoli. Siccome le indicazioni stradali sono quasi inesistenti, il sistema di navigazione satellitare qui s’impone!
 
La Certosa di Padula, fondata nel 1306, fa parte delle 19 dimore di Certosini ancora esistenti nel mondo. Per innalzare questo edificio colossale costruito in fondo ad una valle ci vollero in realtà diversi secoli di lavori. Eccetto il magnifico portale trecentesco in cedro, che conduce alla chiesa, l’architettura dell’edificio appartiene essenzialmente al puro stile barocco.
 
Il grande chiostro, l’imponente scalinata settecentesca realizzata da Vanvitelli, le gigantesche cucine, il parco disegnato a regola d’arte. Tutto qui ispira un sentimento di grande plenitudine.
 
Una gran signora della viticoltura italiana
 
Per finire in bellezza questo piccolo giro nel cuore della Campania, era mio dovere rendere visita a Silvia Imparato la cui azienda agricola Montevetrano, situata a 6 km da Salerno, è un luogo di una poesia affascinante.
 
Silvia, in origine, era fotografa. All’inizio degli anni ’90, decise di far rivivere il vigneto di suo nonno, che allora era composto soprattutto di vitigni rustici che davano un vino semplice ma niente di più.
 
Amante dei grandi vini di Bordeaux, Silvia decise, contro il parere degli enologi più rinomati, di piantare del cabernet sauvignon, del merlot (vitigni bordolesi per eccellenza) ma anche qualche ettaro di agliano, un vitigno regionale tipico che conferisce ai vini della Campania il carattere e l’ «accento» così particolari.
 
Dal 1993, risultò che il vino Montevetrano, prodotto in piccolissime quantità, era un nettare sublime! Oggi, tutti lo vogliono e per averlo, bisogna avere tutte le carte in regola.
 
Il luogo piantato a noccioli, ciliegi e olivi selvatici ha conservato tutto il suo fascino mediterraneo. Si può soggiornare in questo angolo di paradiso terrestre nell’agriturismo gestito dalla sorella di Silvia.
 
 
**La vera mozzarella di Campania è fabbricata con latte di bufala nella fertile valle del Volturno, tra Salerno, Eboli e Paestum. Dal 1993, la denominazione mozzarella di bufala campana è un marchio protetto (DOP).

NAPOLI

<!–nextpage–>

IL CILENTO

AMALFI

Dieci luoghi da non perdere nel Cilento, in Campania

Il Cilento è uno dei territori più belli della Campania e vale la pena di visitarlo sia per il paesaggio dell’interno sia per la costa. Incluso interamente nella provincia di Salerno, vanta numerosi luoghi di grande interesse turistico che si possono conoscere utilizzando, nella bella stagione, il villaggio di Marina di Camerota del Touring Club Italiano. Inoltre buona parte del territorio rientra nel parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, che ha lo scopo di tutelare il ricco patrimonio naturalistico della zona in cui eccelle, fra l’altro, la Primula palinuri petagna, endemica delle coste calcaree fra Sud della Campania e Calabria e simbolo dello stesso parco nazionale.

Ecco dieci luoghi da non perdere nel Cilento.
 
1. ACCIAROLI, PIOPPI E POLLICA
Acciaroli è un borgo sul mare di interesse turistico, appartenente al Comune di Pollica e ricordato per i numerosi soggiorni di Ernest Hemingway. Affacciata sul mare sorge la chiesa dell’Annunziata, sorta nel 1187, mentre nei pressi si trovano i resti di un’antica torre di difesa angioina, con la base quadrata. Il paese di Pollica, sede municipale, sorge in un luogo molto panoramico: notevoli qui il Castello medievale del 1290 e la cappella di S. Pietro del 1524. Poco fuori il paese sorge il convento di Maria SS. delle Grazie, dei frati minori, del 1611.

Per diversi anni il Comune ha avuto da Tci e Legambiente le 5 vele per il mare pulito, ma in realtà tutto questo territorio può vantare un grande rispetto per l’ambiente poiché è tra i primi nella regione per quanto riguarda la raccolta differenziata e i consumi energetici degli edifici pubblici, a impatto zero. Imponenti per esempio gli impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica (di circa 70 Kwh); inoltre è stato attivato un progetto sperimentale per produrre energia elettrica dal moto ondoso ed è stato recuperato un antico mulino ad acqua per la produzione di energia idroelettrica. Pure ristrutturato il Museo del Mare nella frazione Pioppi e realizzato un Centro velico dedicato ai diversamente abili.
 
 
2. VELIA/ELEA
Velia/Elea è un importante sito archeologico del Cilento, fondato verso il 540 a.C. da coloni focei. Al tempo dei Greci era denominata Elea, mentre i Romani la ribattezzarono Velia come scrisse Plinio nella Naturalis Historia. La città, già colonia di Marsiglia, rimase tenace custode dell’ellenismo, continuando a usare la lingua greca anche nell’età imperiale; fu celebre anche per la scuola filosofica eleatica. Oggi della città antica si osservano gli scavi iniziati da Amedeo Maiuri nel 1921 e continuati poi negli anni Cinquanta e Sessanta. Si possono osservare, tra l’altro, i resti delle porte della città (Porta Rosa e Porta Marina), di un edificio termale, dell’acropoli, dell’agorà e del santuario di Poseidon Asphaleios.
 
 
3. GROTTE DI PERTOSA-AULETTA
Le Grotte di Pertosa-Auletta sono l’unico sito speleologico in Europa dove è possibile navigare su un fiume sotterraneo, addentrandosi verso il cuore della montagna. Il fiume Negro nasce in profondità e vi offre un affascinante e inconsueto viaggio in barca, immersi in un silenzio magico, interrotto soltanto dal fragore degli scrosci della cascata sotterranea. Le grotte si estendono per circa tremila metri nel massiccio dei Monti Alburni, in un percorso ricco di concrezioni, dove stalattiti e stalagmiti decorano ogni spazio con forme, colori e dimensioni diverse, suscitando stupore ed emozione.
 
La visita guidata prevede un viaggio di oltre un chilometro, con 400 metri da percorrere in barca navigando sul fiume sotterraneo, per giungere alla cascata interna e visitare la Sala del Paradiso, per poi continuare sul ramo settentrionale scoprendo la maestosità della Grande Sala, le particolarità della Sala delle Spugne e il fascino del Braccio delle Meraviglie.
 
 
4. CERTOSA DI S. LORENZO DI PADULA
La certosa di S. Lorenzo, anche conosciuta come certosa di Padula, è di certo uno dei posti più belli della provincia di Salerno. Lo stile architettonico è quasi prevalentemente barocco, infatti sono davvero poche le tracce trecentesche superstiti. Il complesso conta circa 350 stanze e occupa una superficie di 51.500 metri quadrati di cui 15.000 impegnati solo dal chiostro, tra i più grandi del mondo. La Certosa di San Lorenzo, infatti, grazie alla sua vasta estensione è seconda solo alla Certosa di Grenoble in Francia.
 
La nascita di Padula risale al IX-X secolo quando, cessate le incursioni saracene, la popolazione che si era rifugiata nelle alture preferì insediarsi sulla collina, in prossimità della via consolare, dove ancora sorge il centro abitato; alla fondazione del sito della Certosa contribuirono i monaci Basiliani. Il chiostro, costruito a partire dal 1583, si sviluppa su due livelli: in basso, il portico con le celle dei padri; in alto, la galleria finestrata utilizzata per la passeggiata settimanale. Durante questa “uscita” la clausura veniva interrotta e i padri potevano comunicare e pregare insieme. Nel 1998 la certosa è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità e nel 2002 è stata inserita dalla Regione Campania nel novero dei Grandi Attrattori Culturali.
 
Una gran signora della viticoltura italiana
 
Per finire in bellezza questo piccolo giro nel cuore della Campania, era mio dovere rendere visita a Silvia Imparato la cui azienda agricola Montevetrano, situata a 6 km da Salerno, è un luogo di una poesia affascinante.
 
Silvia, in origine, era fotografa. All’inizio degli anni ’90, decise di far rivivere il vigneto di suo nonno, che allora era composto soprattutto di vitigni rustici che davano un vino semplice ma niente di più.
 
Amante dei grandi vini di Bordeaux, Silvia decise, contro il parere degli enologi più rinomati, di piantare del cabernet sauvignon, del merlot (vitigni bordolesi per eccellenza) ma anche qualche ettaro di agliano, un vitigno regionale tipico che conferisce ai vini della Campania il carattere e l’ «accento» così particolari.
 
Dal 1993, risultò che il vino Montevetrano, prodotto in piccolissime quantità, era un nettare sublime! Oggi, tutti lo vogliono e per averlo, bisogna avere tutte le carte in regola.
 
Il luogo piantato a noccioli, ciliegi e olivi selvatici ha conservato tutto il suo fascino mediterraneo. Si può soggiornare in questo angolo di paradiso terrestre nell’agriturismo gestito dalla sorella di Silvia.
 
 
**La vera mozzarella di Campania è fabbricata con latte di bufala nella fertile valle del Volturno, tra Salerno, Eboli e Paestum. Dal 1993, la denominazione mozzarella di bufala campana è un marchio protetto (DOP).

NAPOLI

<!–nextpage–>

IL CILENTO

AMALFI

Dieci luoghi da non perdere nel Cilento, in Campania

Il Cilento è uno dei territori più belli della Campania e vale la pena di visitarlo sia per il paesaggio dell’interno sia per la costa. Incluso interamente nella provincia di Salerno, vanta numerosi luoghi di grande interesse turistico che si possono conoscere utilizzando, nella bella stagione, il villaggio di Marina di Camerota del Touring Club Italiano. Inoltre buona parte del territorio rientra nel parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, che ha lo scopo di tutelare il ricco patrimonio naturalistico della zona in cui eccelle, fra l’altro, la Primula palinuri petagna, endemica delle coste calcaree fra Sud della Campania e Calabria e simbolo dello stesso parco nazionale.

Ecco dieci luoghi da non perdere nel Cilento.
 
1. ACCIAROLI, PIOPPI E POLLICA
Acciaroli è un borgo sul mare di interesse turistico, appartenente al Comune di Pollica e ricordato per i numerosi soggiorni di Ernest Hemingway. Affacciata sul mare sorge la chiesa dell’Annunziata, sorta nel 1187, mentre nei pressi si trovano i resti di un’antica torre di difesa angioina, con la base quadrata. Il paese di Pollica, sede municipale, sorge in un luogo molto panoramico: notevoli qui il Castello medievale del 1290 e la cappella di S. Pietro del 1524. Poco fuori il paese sorge il convento di Maria SS. delle Grazie, dei frati minori, del 1611.

Per diversi anni il Comune ha avuto da Tci e Legambiente le 5 vele per il mare pulito, ma in realtà tutto questo territorio può vantare un grande rispetto per l’ambiente poiché è tra i primi nella regione per quanto riguarda la raccolta differenziata e i consumi energetici degli edifici pubblici, a impatto zero. Imponenti per esempio gli impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica (di circa 70 Kwh); inoltre è stato attivato un progetto sperimentale per produrre energia elettrica dal moto ondoso ed è stato recuperato un antico mulino ad acqua per la produzione di energia idroelettrica. Pure ristrutturato il Museo del Mare nella frazione Pioppi e realizzato un Centro velico dedicato ai diversamente abili.
 
 
2. VELIA/ELEA
Velia/Elea è un importante sito archeologico del Cilento, fondato verso il 540 a.C. da coloni focei. Al tempo dei Greci era denominata Elea, mentre i Romani la ribattezzarono Velia come scrisse Plinio nella Naturalis Historia. La città, già colonia di Marsiglia, rimase tenace custode dell’ellenismo, continuando a usare la lingua greca anche nell’età imperiale; fu celebre anche per la scuola filosofica eleatica. Oggi della città antica si osservano gli scavi iniziati da Amedeo Maiuri nel 1921 e continuati poi negli anni Cinquanta e Sessanta. Si possono osservare, tra l’altro, i resti delle porte della città (Porta Rosa e Porta Marina), di un edificio termale, dell’acropoli, dell’agorà e del santuario di Poseidon Asphaleios.
 
 
3. GROTTE DI PERTOSA-AULETTA
Le Grotte di Pertosa-Auletta sono l’unico sito speleologico in Europa dove è possibile navigare su un fiume sotterraneo, addentrandosi verso il cuore della montagna. Il fiume Negro nasce in profondità e vi offre un affascinante e inconsueto viaggio in barca, immersi in un silenzio magico, interrotto soltanto dal fragore degli scrosci della cascata sotterranea. Le grotte si estendono per circa tremila metri nel massiccio dei Monti Alburni, in un percorso ricco di concrezioni, dove stalattiti e stalagmiti decorano ogni spazio con forme, colori e dimensioni diverse, suscitando stupore ed emozione.
 
La visita guidata prevede un viaggio di oltre un chilometro, con 400 metri da percorrere in barca navigando sul fiume sotterraneo, per giungere alla cascata interna e visitare la Sala del Paradiso, per poi continuare sul ramo settentrionale scoprendo la maestosità della Grande Sala, le particolarità della Sala delle Spugne e il fascino del Braccio delle Meraviglie.
 
 
4. CERTOSA DI S. LORENZO DI PADULA
La certosa di S. Lorenzo, anche conosciuta come certosa di Padula, è di certo uno dei posti più belli della provincia di Salerno. Lo stile architettonico è quasi prevalentemente barocco, infatti sono davvero poche le tracce trecentesche superstiti. Il complesso conta circa 350 stanze e occupa una superficie di 51.500 metri quadrati di cui 15.000 impegnati solo dal chiostro, tra i più grandi del mondo. La Certosa di San Lorenzo, infatti, grazie alla sua vasta estensione è seconda solo alla Certosa di Grenoble in Francia.
 
La nascita di Padula risale al IX-X secolo quando, cessate le incursioni saracene, la popolazione che si era rifugiata nelle alture preferì insediarsi sulla collina, in prossimità della via consolare, dove ancora sorge il centro abitato; alla fondazione del sito della Certosa contribuirono i monaci Basiliani. Il chiostro, costruito a partire dal 1583, si sviluppa su due livelli: in basso, il portico con le celle dei padri; in alto, la galleria finestrata utilizzata per la passeggiata settimanale. Durante questa “uscita” la clausura veniva interrotta e i padri potevano comunicare e pregare insieme. Nel 1998 la certosa è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità e nel 2002 è stata inserita dalla Regione Campania nel novero dei Grandi Attrattori Culturali.
 

Immagini collegate: